C'è un gioco che si chiama Lupus in tabula.
Un gruppo di amici si siede in cerchio e si assegnano con discrezione dei ruoli da interpretare: gli innocenti villici, la veggente, il pazzo, il prete. E il lupo. Tutti chiudono gli occhi e nella notte quest’ultimo colpisce uccidendo uno dei compagni. Al risveglio il villaggio inaugura un processo per cercare di scoprire dietro il volto di chi di loro si celi il mostro.
C'è un film che si chiama Cappuccetto Rosso Sangue (grazie ai nostri fantasiosi traduttori, in paesi meno nevrotici semplicemente Cappuccetto Rosso) che è l'adattamento cinematografico di tale gioco, né più né meno, con l'eccezione dell'aggiunta del personaggio della nonna, la cui unica funzione narrativa è quella di donare a Valerie (Cappuccetto appunto) una cappa color rosso (rosso sangue visto che siamo in Italia).
La differenza fra il primo e il secondo è che il gioco ti coinvolge, il film ti distrugge.
Catherine Hardwicke, di fama twilightiana, ma ben più navigata nel mondo del cinema, ha preso una svista. Sembra che stia dirigendo un prequel della famosa serie dei vampiri senza capire che il traino di questa vicenda sarebbe dovuto essere la suspance, e non una storia d'amore. Se l’ardimentosa alchimia tra mostri e cottarelle ha funzionato una volta, perché sfidare la sorte?
Un gotico triangolo amoroso fra una bella adolescente dalla famiglia tutta particolare e due giovani del suo stesso villaggio, uno ricco e misterioso, l’altro falegname e... possibilmente lupo mannaro. Suona familiare? Lo è.
Questa pellicola non prova nulla, a parte che la regista conferma di saper scegliere la giusta musica rock da abbinare alle scene d’azione.
In un paio di passaggi si accenna quasi a un montaggio da thriller, ma per il resto abbiamo tutto il tempo di studiare molto dettagliatamente che tipo di applicazione è stata utilizzata per il trucco degli occhi degli attori.
L’attesa dello smascheramento del lupo è costruita decentemente ma spezzata, masticata e risputata quando il lupo stesso appare. Decenni di sviluppi tecnologici e non usarli.
Quando finalmente arriva, la rivelazione della sua identità per lo meno stupisce, ma senza grandi risvolti di meraviglia. Non entrerà di certo nella top ten dei migliori colpi di scena hollywoodiani.
La trama è stata messa sotto terapia astringente e laddove si tenti di costruire dei sub plot si sentono volare grossi sbadigli. I corteggiatori della nostra protagonista fra le altre cose, diciamocelo, sono brutti. Le donne del cast, Virginia Madsen e Julie Christie, sono troppo occupate a non spettinarsi.
In sostanza sarebbe bello invitare la Hardwicke a revisionare il film, ma questa volta con occhi grandi, per vederci meglio.
(Cristina Fanti)
da filmfilm.it
(Cristina Fanti)
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