La sfilata lenta e regolare nei ben noti corridoi liceali d’irrilevanti commedie adolescenziali, i nerd della scuola, è stata negli anni occasionalmente ravvivata dal passaggio veloce di quel bellissimo giocatore di football o di quella bionda cheerleader, che hanno fatto girare molte teste. Parliamo delle fortunate rielaborazioni di classici riassettati in base all’ultima moda, che le donne di oggi citano religiosamente a memoria: Ragazze a Beverly Hills, ad esempio, Emma di Jane Austen, e 10 cose che odio di te, La bisbetica domata di quel tale William Shakespeare.
Easy Girl passeggia tra una classe e l’altra al cambio dell’ora tenendo a buon titolo la testa alta ed entra con convinzione nell’aula del club di letteratura. Non è un pedissequo remake de La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, piuttosto un'occhiata indiscreta alle tematiche del romanzo - ipocrisia, umiliazione, conformismo, codardia sociale, bontà individuale - all'interno di un liceo californiano dove il libro è inserito nel programma didattico.
Emma Stone, difetto di pronuncia incluso, confeziona un personaggio intelligente e sagace, che quasi ci si chiede come facciano i suoi ciechi coetanei a non trovarla attraente. Ma questa domanda ce la siamo posta un po' tutte crescendo e la risposta è sempre stata la stessa. Gli uomini in adolescenza non posseggono il lume della ragione.
Dunque Olive, la Stone, è una ragazza come tante, che passa metà del suo tempo a parlare di sesso e l’altra metà nella sua stanza a non farlo. Messa alle strette e desiderosa d’impressionare la sua amica più discinta, di cui non può che invidiare le tette enormi, confessa un finto rapporto sessuale, mentre la mostruosa fondamentalista cattolica di turno origlia e provvede poi a trasformare questo pettegolezzo in uno scandalo. Presto, per far trent’uno, dopo aver aiutato un gay tormentato ad apparire agli occhi dei compagni come un perfetto eterosessuale, Olive si guadagna una A+ in prostituzione giovanile.
Nonostante una ragazza come lei avrebbe dovuto intuire che le cose stavano per mettersi male, Olive sceglie con cognizione di giocare al femminismo postmoderno. Usa la sua sessualità senza vergogna, vestendosi da spogliarellista di prima mattina e cucendo una “A” scarlatta su tutti i suoi mini bustini. Ma quando confessa a coloro di cui si fida di essere in realtà ancora vergine, beh, non mostra vergogna neanche in questo. Easy Girl è come un ananas dopo il pranzo alla mensa, fresco, e depurativo. E’ libero da giudizi morali sulle variabili del fare sesso o meno concludendo che non importa con chi si vada a letto basta che ognuno lo tenga per sé. Non si tratta del messaggio più rivoluzionario, certo, ma di uno assente nella maggior parte dei teen-movies, ossessionati dall’incasellare il sesso in un senso o nell’altro.
Puntuale come una campanella fra una lezione e la successiva, su alcuni passaggi la trama diventa troppo tentacolare: le avventure del professore di lettere con moglie fedifraga e di un pluri-ripetente di 22 anni sembrano prese in prestito da un film peggiore, meno sicuro di sé. Molto bizzarra anche la parte di Amanda Bynes, ex regina di questo genere di pellicole, che pare trapiantata da uno dei suoi vecchi film senza essersi messa nel frattempo al passo con i tempi. La Bynes interpreta Marianne, una replicante figlia del cattolicesimo, la quale, anche considerando gli standard di grande caratterizzazione dei personaggi che piagano questo tipo di film, non è niente più che un bullo di una sola dimensione che rifiuta di seguire il corso “religioni delle altre culture” bollandolo come fantascienza. Mandy Moore in Saved dopo che qualcuno l’ha scordata nella varechina.
Questo esperimento della neo wave hughesiana non possiede la scintilla di Una pazza giornata di vacanza o la frizzantezza di Mean Girls, ma fornisce una puntuale, intelligente istantanea della natura della reputazione nell’era della socializzazione online, quando qualsiasi cosa che sia inviata per sms o pubblicata su facebook è automaticamente vera, anche senza lo straccio di una prova. La stessa protagonista ricorrerà a YouTube per fornire la sua versione dei fatti. Finché non accende una telecamera, se la punta addosso e trasmette dalla sua stanzetta, infatti, nessuno la sta neppure ad ascoltare.
(Cristina Fanti)
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